L’ERRORE SUL PESO DELL’ANIMA

Nel 1907, il dottor Duncan MacDougall di Haverhill in Massachussets, misurò il peso corporeo di sei persone durante il loro trapasso. I dati registrati gli fecero concludere che, subito dopo la morte, ogni corpo umano perde 21 grammi. Questo peso, secondo lo scienziato statunitense, sarebbe da attribuire all’anima.
Nonostante il metodo utilizzato da MacDougall, che non viene ritenuto scientifico per la bassa numerosità dei campioni e per la mancata possibilità di ripetere l’esperimento sui medesimi soggetti, visto che ognuno può morire una sola volta, questo assunto è entrato a far parte delle credenze popolari, tanto da ispirare il film “21 grammi” del 2003, che ne ha ulteriormente aumentato la popolarità.
Nel 2007 l’esperimento è stato ripetuto con moderne bilance elettroniche e la perdita di peso registrata dopo i decessi dei campioni è stata di 21,00019 grammi, risultato che ha reso finalmente scientifica quella che ormai era diventata una leggenda metropolitana.

L’ETERNA CONFUSIONE TRA ANIMA E SPIRITO
Tendenzialmente i dati empirici sono studiati dalla scienza, mentre invece la materia spirituale è a unico appannaggio della religione. Forse è per questo che, quando gli scienziati sono costretti a spiegare certi rilevamenti strumentali con fattori relazionati alla fede, finiscono per peccare d’imprecisione, se non addirittura di vero e proprio pressappochismo.
In questo caso però, l’errore commesso dai ricercatori nell’attribuire all’anima un peso nasce molto tempo fa, all’interno del contesto cattolico. Sebbene San Paolo, nella sua Prima Lettera ai Tessalonicesi (5:23), abbia inequivocabilmente distinto tra “spirito, anima e corpo”, in epoca medioevale la Chiesa di Roma ridusse l’essere umano a due soli elementi, il corpo e l’anima, funzionali a imporre sul popolo una visione dualistica del mondo, buono o cattivo. Così l’anima finì per assumere indebitamente anche i connotati dello spirito, dal quale però un’analisi seria del problema non può prescindere. Fortunatamente l’erroneità di questa visione è stata segnalata da vari autori, tipo René Guénon (1886-1951), ma nonostante ciò è comunque sopravvissuta fino a oggi, come un retaggio subliminale che continua a influenzare in qualche modo il parere della massa.
Per quanto riguarda l’anima, le religioni di tutto il mondo portano a comprendere che essa consiste in una particella infinitesimale situata nel cuore di ognuno, un derivato della Monade cosmica (cioè di Dio), che serve a quest’ultima per interagire in modo attivo e consapevole entro l’universo delle forme. Infatti è a essa che si riferisce il verso biblico in cui si afferma che l’essere umano è stato generato a immagine e somiglianza di Dio, ed è per questa particolare natura che ogni anima si può reincarnare innumerevoli volte col passare del tempo.
A questo punto appare impensabile che l’anima abbia un peso, infatti la sua esistenza si colloca su un piano dimensionale dove la gravità probabilmente non ha effetto o, se ce l’avesse, possederebbe un’incidenza enormemente inferiore rispetto a quella espressa nella realtà materiale. Pertanto l’anima non potrebbe mai pesare quanto una qualunque pillola di pochi grammi.
Per quanto riguarda invece lo spirito, che in tempi moderni è stato chiamato aura o campo bioelettrico, il suo volume complessivo è decisamente più significativo di quello dell’anima, infatti avvolge il corpo umano in una sorta di uovo ellittico, e pertanto anche il suo peso deve avere una rilevanza, seppure minima. La sua esistenza non solo viene descritta da certe antiche tradizioni, sia sciamaniche che religiose, ma è attestata dalla macchina Kirlian, capace proprio di fotografare le frequenze più basse dell’aura.
Ultimamente poi, la tecnologia ha fatto un ulteriore passo avanti nel rilevamento delle parti più dense del campo bioelettrico, infatti è stata inventata una penna elettronica che, passata sulla cute, produce un cicalio quando la sua punta si sovrappone a un punto dell’agopuntura. È bene ricordare che questa disciplina medica alternativa rientra nella medicina tradizionale cinese, la quale, fino a pochi decenni fa, era considerata alla stregua di superstizione, mentre invece oggi è riconosciuta come il più rilevante contributo medico ereditato dall’antichità.
Valutati questi presupposti, l’unica conclusione logica che si può trarre consiste nell’attribuire i fatidici 21 grammi al campo bioelettrico umano.

QUALE PARTE DELLO SPIRITO PESA 21 GRAMMI
Trovata una soluzione, si presenta subito un nuovo problema, infatti le antiche tradizioni e i sensitivi più accreditati ci dicono che il campo bioelettrico umano è composto da sette strati reciprocamente compenetranti, ognuno dei quali vibra a una frequenza diversa ed è pertanto preposto a una particolare funzione.
I primi tre strati appartengono alla dimensione materiale e sono il corpo eterico (un doppio di quello fisico), il corpo emotivo (dove le emozioni si aggregano in vari colori) e il corpo mentale (formato da luce gialla che veicola i pensieri coscienti e inconsci).
Dopo di loro c’è il corpo astrale, cioè quello che si solleva dalle persone durante il sonno. In chi sperimenta stati di pre-morte, il corpo astrale è quello che si separa dal corpo fisico e che permette di vedersi da fuori.
Gli ultimi tre corpi aurici rientrano nella dimensione spirituale e replicano in un certo qual modo i primi tre, però sono più grandi e posseggono vibrazioni più elevate.
I monaci tibetani sono i più esperti sperimentatori lucidi della pre-morte attualmente disponibili e dalle loro conoscenze si apprende che, dopo il decesso, i corpi aurici si disgregano con velocità diverse, le quali dipendono dal grado di densità degli strati stessi.
Il corpo eterico è il più denso e quindi si dissolve per ultimo, infatti è associato all’elemento terra; subito prima di lui si disgrega il corpo emotivo, associato all’elemento acqua, e prima ancora il corpo mentale, relazionato all’elemento vento. Più leggero di questi tre è il corpo astrale, connesso all’elemento fuoco, e più volatili ancora sono i corpi successivi, che rientrano nell’ambito dell’elemento spazio.
Considerando questa progressione di volatilità, basta sapere qual è il corpo aurico più denso che si separa immediatamente dopo la morte, per poter dire che i 21 grammi assommano il suo peso con quello dei corpi a esso soprastanti.
Sempre dalle esperienze di pre-morte e dai lama tibetani, sappiamo che il corpo che si stacca immediatamente dopo la morte è quello astrale, ma per poter asserire questo in modo incontrovertibile bisogna fare una verifica sui tre corpi sottostanti.
I tibetani affermano che il corpo eterico e quello emotivo, essendo associati a elementi pesanti, si disgregano diverso tempo dopo il decesso, però non dicono molto sul corpo mentale. Su di esso si può però trarre un’importante inferenza dall’assunto che, se il soggetto cui apparteneva è deceduto in circostanze particolarmente traumatiche, il corpo mentale non si disgrega ma diventa una larva spirituale. Ciò implica che anche il corpo mentale, per quanto sia parecchio volatile, ha la capacità di rimanere aggregato per un certo periodo dopo la morte, che si prolunga indefinitamente se si trasforma in una larva.
A questo punto il percorso logico è completo e la controprova ha dimostrato l’ipotesi di partenza, si può quindi azzardare una teoria credibile: i 21 grammi persi dai corpi umani subito dopo il decesso, comprendono il peso del corpo astrale e dei tre corpi spirituali successivi.
Detto questo, si attendono ulteriori elementi di conferma o di smentita a tale assunto.

L’ERRORE SUL PESO DELL’ANIMA
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