SIGNIFICATI DEL CAMMINO PER SANTIAGO DI COMPOSTELA

È dal Medioevo che si svolgono pellegrinaggi per raggiungere la basilica di Santiago di Compostela, importante poiché ospita la tomba dell’apostolo Giacomo il Maggiore (?-44 d.C.), evangelizzatore della Spagna che venne decapitato in Palestina da Erode Agrippa (10 a.C. – 44 d.C.). I resti del santo furono ritrovati nel IX secolo, sul luogo in cui nell’antichità sorgeva un tempio dedicato a Venere, dal quale il nuovo santuario ha ereditato il simbolo della conchiglia, che ora rappresenta la rinascita del pellegrino.
Nel 997 gli arabi conquistarono la città, così San Giacomo divenne il simbolo e il patrono della riconquista della penisola da parte dei principi spagnoli, pertanto fu raffigurato come santo-guerriero e chiamato “uccisore dei mori”. Da qui nacquero varie leggende sui suoi interventi soprannaturali in aiuto dei guerrieri cristiani, che si riappropriarono della Spagna nel 1492.
Per giungere a Santiago di Compostela sono stati codificati sei percorsi, uno che parte dalla Spagna, quattro dalla Francia e uno dall’Italia, ognuno dei quali è costellato da centri d’accoglienza per i pellegrini, il cui costo ha spesso più del capitalistico che dello ieratico.
Tradizionalmente il cammino veniva svolto per motivi religiosi e, all’atto della partenza, ognuno si muniva di bisaccia (indispensabile per l’acqua) e di bastone (utile per facilitare gli spostamenti e per difendersi dai malintenzionati).
Oggi invece, bastone e bisaccia (ma anche la conchiglia) si comprano a Santiago in uno dei troppi negozi e bancarelle sparsi per la città, e le ragioni che spingono a tale impresa sono diventate molteplici: ci sono disoccupati che tentano di ritrovare l’autostima e la speranza, coppie in crisi che provano a rinsaldare il loro rapporto, persone senza meta che si danno una temporanea direzione, parassiti sociali che usano il cammino per scroccare le spese di viaggio a ogni persona che incontrano, novizi in attesa di prendere i voti che vogliono mettere alla prova la loro fede, gruppi religiosi a volte colti da fanatismo, ecc. Col passare degli anni il numero di pellegrini è aumentato sempre più, arrivando ai quasi 216.000 nel 2013.
In effetti camminare verso Santiago è un’esperienza abbastanza unica, durante la quale s’incontrano persone che condividono lo stesso tragitto e magari, anche gli stessi obiettivi. Inoltre gli archetipi coinvolti sono assolutamente compatibili con una rinascita interiore, visto che il viaggio prolungato è simboleggiato dal Sagittario, mente la cristallizzazione dell’esperienza alla sua conclusione (cioè all’arrivo a Santiago), è rappresentata dal segno subito successivo, il Capricorno. Se a questo si aggiunge che Giacomo il Maggiore è relazionato proprio all’archetipo del decimo segno zodiacale (come ho dimostrato in “Biografia iniziatica di Gesù Cristo”), finalmente il procedimento iniziatico che ha luogo durante il cammino risulta comprensibile.
Però, per rendere davvero proficuo un qualsiasi percorso iniziatico, bisogna che sussistano tre precondizioni: la consapevolezza del medesimo, la ricerca di un obiettivo e l’atteggiamento ricettivo per imparare durante il percorso. Sebbene Santiago sia una città costantemente piena di pellegrini e quindi ideale per fare conoscenze d’ogni tipo, scambiandosi un gran numero di esperienze di vita, sono pochissimi coloro che riescono davvero a ottenerne una trasformazione, così molte persone ripetono il percorso più volte, nella speranza di realizzare ciò che d’incompiuto è rimasto dal viaggio precedente.
La peggiore nota dolente del cammino di Santiago, è che si tratta di un percorso iniziatico preconfezionato, cioè facilitato per renderlo fruibile alla massa e realizzare nel contempo un enorme giro d’affari. Chi aderisce a un percorso iniziatico “per tutti”, risparmia tempo e denaro nella preparazione e nello svolgimento del pellegrinaggio, però deve sottostare alla cornice obbligatoriamente generica del tragitto, che con molta probabilità finisce per risultare inutile o solo parzialmente utile, proprio perché è stato costruito sulla base di esigenze collettive e non individuali.
Infatti, nonostante le diffuse aspettative sociali verso il cammino di Santiago, non tutti i pellegrini che lo compiono ottengono risposte alle loro domande. Alcuni rimangono profondamente delusi, mentre altri si fanno abbagliare dalla bellezza della basilica e dal contesto cittadino, senza però raggiungere nessuna particolare consapevolezza. Nonostante ciò, sono anche molte le persone che la vivono come un’esperienza estremamente piacevole e, quando tornano a casa, possono affrontare i loro problemi da nuovi punti di vista.
Un tale risultato è certamente notevole e non ci si può aspettare di più da un percorso costruito per la massa, che di fatto risulta essere una vacanza predeterminata semi-“fai da te”, dove la forza energetica del viaggio e della basilica consentono alle persone solo una blanda trasformazione interiore e una parziale cristallizzazione dell’Io.
Ciò significa che se si vuole seguire un pellegrinaggio davvero adatto alle caratteristiche personali, lo si deve programmare a tavolino in base ai propri interessi, alle proprie qualità e ai propri limiti. Ma per fare ciò bisogna sentire che un certo posto ci sta “chiamando”, oppure studiare abbastanza da capire quali posti ci possono essere utili per riuscire a cambiare in meglio. Non è necessario che si tratti di luoghi prettamente cristiani, ma possono essere aree sacre di qualunque religione o addirittura templi archeologici di tradizioni ormai scomparse.
Quello che conta davvero è l’organizzazione autonoma, scegliendo personalmente ogni tappa e il percorso da seguire, in modo da prendersi la piena responsabilità del proprio viaggio e delle iniziazioni, ricercate o spontanee, che si sperimenteranno lungo la via. Il tutto risulterà più faticoso di qualunque pellegrinaggio preconfezionato, ma il risultato finale sarà decisamente più significativo.

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